Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Xenoblade Chronicles - Recensione
E' difficile parlare di un genere come quello dei giochi di ruolo giapponesi nel 2011. Senza troppi mezzi termini: la campana è suonata da un pezzo per gli amanti dei turni, degli healt points, dei bossmastodontici da affrontare in base alle loro debolezze. Quello che quindici anni fa era un genere trainante all'interno del mercato videoludico oggi è nicchia di riferimento per sparuti gruppi di affezionati, che per fortuna in questi anni hanno avuto modo di sfogare le proprie voglie, soprattutto su Nintendo DS, diventata la console da possedere per i fan dei titoli in questione. Negare questo stato di cose significa non accettare di vedere la direzione intrapresa dal medium videoludico non solo negli ultimi anni, ma nei "tempi moderni" -chiamiamoli così-.
L'immenso patrimonio costituito dalla pletora di giochi di ruolo per Super Nintendo prima e Playstation poi rimane lì, come lascito di un'epoca morta e sepolta, nella quale la qualità media dei titoli era ottima, e non solo per questioni di nostalgia. Basta prendere in mano titoli come Terranigma, Final Fantasy VI, Chrono Cross, per accorgersi che qualcosa è cambiato radicalmente, ed il mondo dei videogiochi oggi è assai lontano dai canoni principi di quelle produzioni. Esperienze di gioco di svariate ore, con dosi abbondanti di testo, caratterizzazione dei personaggi fuori dal comune, mondi fantastici da attraversare. Tutto ciò esiste ancora, assolutamente, ma non è accessibile ai più; anzi, è la maggior parte dei giocatori che con simili prodotti non riesce a trovare il giusto feeling.
Negli anni cambiano i gusti, cambia il modo di usufruire dei prodotti culturali; è quanto accaduto nel cinema al genere western, per dirne uno. E poi spesso manca il punto di riferimento, quello che ti spinge a star dietro alla tua passione; è come quando l'appassionato sportivo perde Baggio, Pantani, Schumacher. Finisce un'epoca, e coloro che vengon dopo non sembrano poter essere all'altezza. Però può succedere che, dal nulla, una scintilla riporti in vita l'antico fuoco sopito: quei ritorni di fiamma folgoranti, che ti fan ardere di una passione ritenuta estinta, che ti ricordano il perché del tuo attaccamento.
Può succedere, tornando a noi, che un team giustamente ritenuto capacissimo, Monolith Soft., si carichi sulle spalle un brand storico, la serie Xeno, e si prenda la responsabilità di riportarlo in vita, con innegabile coraggio, all'interno di un contesto che abbiam detto aver relegato nell'ombra la declinazione orientale del gioco di ruolo e per di più su una console ritenuta aliena dai core gamers, quelli che ancora desiderano simili titoli. Forse è proprio questo che ha infiammato gli animi dei giocatori, quando hanno saputo diXenoblade, conosciuto prima come Monado; ed ora che finalmente l'attesa è finita è giusto che sappiano se e quanto la loro fiducia sia stata ben riposta.
L'immenso patrimonio costituito dalla pletora di giochi di ruolo per Super Nintendo prima e Playstation poi rimane lì, come lascito di un'epoca morta e sepolta, nella quale la qualità media dei titoli era ottima, e non solo per questioni di nostalgia. Basta prendere in mano titoli come Terranigma, Final Fantasy VI, Chrono Cross, per accorgersi che qualcosa è cambiato radicalmente, ed il mondo dei videogiochi oggi è assai lontano dai canoni principi di quelle produzioni. Esperienze di gioco di svariate ore, con dosi abbondanti di testo, caratterizzazione dei personaggi fuori dal comune, mondi fantastici da attraversare. Tutto ciò esiste ancora, assolutamente, ma non è accessibile ai più; anzi, è la maggior parte dei giocatori che con simili prodotti non riesce a trovare il giusto feeling.
Negli anni cambiano i gusti, cambia il modo di usufruire dei prodotti culturali; è quanto accaduto nel cinema al genere western, per dirne uno. E poi spesso manca il punto di riferimento, quello che ti spinge a star dietro alla tua passione; è come quando l'appassionato sportivo perde Baggio, Pantani, Schumacher. Finisce un'epoca, e coloro che vengon dopo non sembrano poter essere all'altezza. Però può succedere che, dal nulla, una scintilla riporti in vita l'antico fuoco sopito: quei ritorni di fiamma folgoranti, che ti fan ardere di una passione ritenuta estinta, che ti ricordano il perché del tuo attaccamento.
Può succedere, tornando a noi, che un team giustamente ritenuto capacissimo, Monolith Soft., si carichi sulle spalle un brand storico, la serie Xeno, e si prenda la responsabilità di riportarlo in vita, con innegabile coraggio, all'interno di un contesto che abbiam detto aver relegato nell'ombra la declinazione orientale del gioco di ruolo e per di più su una console ritenuta aliena dai core gamers, quelli che ancora desiderano simili titoli. Forse è proprio questo che ha infiammato gli animi dei giocatori, quando hanno saputo diXenoblade, conosciuto prima come Monado; ed ora che finalmente l'attesa è finita è giusto che sappiano se e quanto la loro fiducia sia stata ben riposta.
DIO È MORTO
Di mondi fantastici ne abbiamo visitati a milioni durante le nostre avventure videoludiche, dalla natura più strana e popolati dagli esseri più improbabili; ma vivere sui cadaveri di due divinità, beh, non l'avevamo mai visto.
Era l'alba dei tempi e Bionis e Mechanis, questi i nomi dei due colossali titani, abitavano un universo circondato da una distesa sconfinata d'acqua. Soli, nel bel mezzo, due enormi entità dagli stessi poteri ma diversi per essenza: uno, Bionis, piena espressione della bellezza naturale, un vero e proprio mondo incontaminato; l'altro, Mechanis, freddo e terrificante ammasso di metallo e vapore. Poi, i motivi non ci è dato conoscerli (o rivelarli), una lotta erompe tra i due, ed uguagliandosi le loro forze finiscono con l'uccidersi reciprocamente.
Millenni dopo, Bionis è il rigoglioso mondo abitato dagli Homs, in tutto simili agli umani, Mechanis il triste covo dei letali Mechan, nere macchine di morte. Così come tra i loro dei ci fu guerra, anche questi si distrussero a vicenda, fino alla battaglia della Valle della Spada, che sembrava aver posto fine al conflitto. Non sarà così, ed ancora una volta un eroe scelto dalle circostanze dovrà affrontare il proprio destino.
Era l'alba dei tempi e Bionis e Mechanis, questi i nomi dei due colossali titani, abitavano un universo circondato da una distesa sconfinata d'acqua. Soli, nel bel mezzo, due enormi entità dagli stessi poteri ma diversi per essenza: uno, Bionis, piena espressione della bellezza naturale, un vero e proprio mondo incontaminato; l'altro, Mechanis, freddo e terrificante ammasso di metallo e vapore. Poi, i motivi non ci è dato conoscerli (o rivelarli), una lotta erompe tra i due, ed uguagliandosi le loro forze finiscono con l'uccidersi reciprocamente.
Millenni dopo, Bionis è il rigoglioso mondo abitato dagli Homs, in tutto simili agli umani, Mechanis il triste covo dei letali Mechan, nere macchine di morte. Così come tra i loro dei ci fu guerra, anche questi si distrussero a vicenda, fino alla battaglia della Valle della Spada, che sembrava aver posto fine al conflitto. Non sarà così, ed ancora una volta un eroe scelto dalle circostanze dovrà affrontare il proprio destino.
GUERRIERI ERRANTI
Sebbene il tema dell'eroe prescelto destinato ad affrontare il male non sia affatto una novità nella schiera dei giochi di ruolo, possiamo affermare che le premesse alle vicende che si sviluppano per tutta la durata diXenoblade sono assai interessanti: l'idea delle due divinità come mondi di gioco ci colpì al tempo della sua rivelazione, ed è il primo punto azzeccato in una lunga serie di eccellenze. C'è qualcosa di particolare nel sapere che il luogo nel quale ci si trova è solo l'infinitesima parte di un corpo enormemente più grande, incredibile per dimensioni ma nonostante questo coerentemente organizzato. La risalita del corpo di Bionis, ad esempio, avviene seguendone l'anatomia, e passare in determinati luoghi o cogliere particolari scorci permette di alzare la telecamera, guardare all'insù e vedere uno spettacolo da togliere il fiato: i due giganti nella loro enormità, parzialmente nascosti dalle nuvole o appena visibili nelle notti di tempesta. Bionis e Mechanis non sono luoghi, o almeno non solo: sono attori, almeno quanto Schuk,Rayn, Dunban e l'intero gruppo dei personaggi che ci troveremo ad utilizzare.
Non esiste nei videogiochi natura più partecipe di quella che si ritrova in Xenoblade. Non c'è solo lo spunto metafisico, la riflessione riguardo un Dio che non ha creato il mondo, ma lo è; o la domanda ricorrente: i titani sono veramente morti, o torneranno in vita mentre li attraverseremo? O daranno segni della loro natura soprannaturale? C'è anche, per fortuna nostra, la sostanza ludica. Il mondo di gioco è attore nella misura in cui nasconde, cela, sfida, ed il giocatore vi interagisce profondamente all'interno di una struttura di gioco che incoraggia e spinge oltre ogni limite l'esplorazione. Probabilmente esistono titoli con mondi ancora più grandi di quello di Xenoblade: ma a che serve averli se dal punto di vista ludico questi sono totalmente irrilevanti, se necessitano solo tediosi e tutto sommato evitabili peregrinazioni? Mappe sterminate piene di niente son ben facili da realizzare, esempi simili assolutamente no.
Ogni area dei titani è diversa, particolare, peculiare per caratteristiche, dimensioni, flora, fauna. Ogni fiume, rilievo, macchia d'alberi, ha il suo senso, ogni sentiero nascosto una volta intrapreso apre veramente vie che profumano d'avventura. Svoltare dalla via principale significa ritrovarsi su strade non battute, popolate da altri mostri e nei quali c'è praticamente sempre un tesoro nascosto, o un obiettivo di una subquest secondaria da completare. Se il gioco non proponesse la giusta ricompensa per le peregrinazioni del giocatore, questa progressione sarebbe insostenibile dopo pochi momenti; invece spesso ci si ritrova a passare ore senza procedere lungo la trama principale, completamente catturati da scenari meravigliosi da guardare ed ugualmente belli da esplorare. Bionis e Mechanis hanno un'anima, che non è legata alla loro essenza divina ma alla dimensione ludica, ad un rapporto che si crea nei primi momenti di gioco e che mai si chiude o viene tralasciato tra il giocatore ed il mondo di gioco: c'è veramente l'impressione di attraversare in prima persona un luogo mai visto prima, e la curiosità del tutto umana di vedere cosa c'è dietro quella montagna, di entrare in quella grotta a malapena visibile dietro la cascata; ed è un lavoro clamoroso di level design a renderlo possibile. La serie enorme di subquest a disposizione subilma tale impostazione, dato che quasi ogni personaggio non giocante avrà uno o più compiti da farvi svolgere consentendo, oltre che il recupero di ricchi bottini, di aumentare la propria popolarità tra gli abitanti (sbloccando di conseguenza nuove missioni) e l'affiatamento tra i membri del gruppo (utile in battaglia, come vedremo dopo).
Rimanere in bilico tra la volontà di visitare ogni singolo anfratto e continuare nella propria avventura è una costante di Xenoblade, dal momento che vagare tra laghi e praterie è stupendo, ma la voglia di vedere come prosegue la storia è ugualmente appassionante. Merito di una trama che decolla fin da subito, non avendo paura di proporre momenti di particolare emozione già nelle prime fasi di gioco, ulteriormente rinnovati man mano che si va avanti tra tragiche perdite, salvataggi inaspettati, scontri con i nemici, in un continuo crescendo che lascia storditi per ritmo. Non c'è tregua, succede sempre qualcosa, che sia legato ai protagonisti, alla progressiva scoperta dei propri antagonisti o della natura divina dei titani, il tutto senza riproporre stancamente gli stereotipi del genere. Basti pensare allo stesso Shulk, destinato sì da qualcosa più grande di lui ad azioni per lui incomprensibili, ma diverso per carattere a molti suoi analoghi: un po' strano, bizzarro nella sua passione per la meccanica, ma dalla sottile ironia e per niente irritante nelle fasi in cui il fardello del suo compito si fa più gravoso.
Ore ed ore di sceneggiatura senza un riempitivo, una situazione banale: sembra difficile, ma è davvero così, ed in un modo o nell'altro il gioco riesce quindi a catturare chi ne fruisce. Spesso però ciò che aliena i giocatori dagli RPG è il sistema di combattimento, che alla lunga può stancare, risultare monotono; ebbene, anche qui Xenoblade svecchia totalmente talune meccaniche del genere e propone un sistema veloce, intuitivo, foriero di soddisfazione e divertimento. L'attacco base del proprio personaggio (perché solo uno se ne può controllare in battaglia) viene performato in maniera automatica, qualora si sia dato inizio al combattimento ed il nemico sia nel raggio dell'arma; al giocatore è affidato il controllo delle fondamentali tecniche speciali, veramente capaci di ribaltare l'esito delle battaglie. Ogni personaggio ovviamente ha il suo set di mosse, per un massimo di otto utilizzabili (andranno quindi selezionate tra le varie a disposizione) e disponibili in battaglia semplicemente selezionandole da un comodo menu: attacchi devastanti, auree che garantiscono bonus alle statistiche e magie di cura sono lo standard, e non c'è qui particolare innovazione.
Non esiste nei videogiochi natura più partecipe di quella che si ritrova in Xenoblade. Non c'è solo lo spunto metafisico, la riflessione riguardo un Dio che non ha creato il mondo, ma lo è; o la domanda ricorrente: i titani sono veramente morti, o torneranno in vita mentre li attraverseremo? O daranno segni della loro natura soprannaturale? C'è anche, per fortuna nostra, la sostanza ludica. Il mondo di gioco è attore nella misura in cui nasconde, cela, sfida, ed il giocatore vi interagisce profondamente all'interno di una struttura di gioco che incoraggia e spinge oltre ogni limite l'esplorazione. Probabilmente esistono titoli con mondi ancora più grandi di quello di Xenoblade: ma a che serve averli se dal punto di vista ludico questi sono totalmente irrilevanti, se necessitano solo tediosi e tutto sommato evitabili peregrinazioni? Mappe sterminate piene di niente son ben facili da realizzare, esempi simili assolutamente no.
Ogni area dei titani è diversa, particolare, peculiare per caratteristiche, dimensioni, flora, fauna. Ogni fiume, rilievo, macchia d'alberi, ha il suo senso, ogni sentiero nascosto una volta intrapreso apre veramente vie che profumano d'avventura. Svoltare dalla via principale significa ritrovarsi su strade non battute, popolate da altri mostri e nei quali c'è praticamente sempre un tesoro nascosto, o un obiettivo di una subquest secondaria da completare. Se il gioco non proponesse la giusta ricompensa per le peregrinazioni del giocatore, questa progressione sarebbe insostenibile dopo pochi momenti; invece spesso ci si ritrova a passare ore senza procedere lungo la trama principale, completamente catturati da scenari meravigliosi da guardare ed ugualmente belli da esplorare. Bionis e Mechanis hanno un'anima, che non è legata alla loro essenza divina ma alla dimensione ludica, ad un rapporto che si crea nei primi momenti di gioco e che mai si chiude o viene tralasciato tra il giocatore ed il mondo di gioco: c'è veramente l'impressione di attraversare in prima persona un luogo mai visto prima, e la curiosità del tutto umana di vedere cosa c'è dietro quella montagna, di entrare in quella grotta a malapena visibile dietro la cascata; ed è un lavoro clamoroso di level design a renderlo possibile. La serie enorme di subquest a disposizione subilma tale impostazione, dato che quasi ogni personaggio non giocante avrà uno o più compiti da farvi svolgere consentendo, oltre che il recupero di ricchi bottini, di aumentare la propria popolarità tra gli abitanti (sbloccando di conseguenza nuove missioni) e l'affiatamento tra i membri del gruppo (utile in battaglia, come vedremo dopo).
Rimanere in bilico tra la volontà di visitare ogni singolo anfratto e continuare nella propria avventura è una costante di Xenoblade, dal momento che vagare tra laghi e praterie è stupendo, ma la voglia di vedere come prosegue la storia è ugualmente appassionante. Merito di una trama che decolla fin da subito, non avendo paura di proporre momenti di particolare emozione già nelle prime fasi di gioco, ulteriormente rinnovati man mano che si va avanti tra tragiche perdite, salvataggi inaspettati, scontri con i nemici, in un continuo crescendo che lascia storditi per ritmo. Non c'è tregua, succede sempre qualcosa, che sia legato ai protagonisti, alla progressiva scoperta dei propri antagonisti o della natura divina dei titani, il tutto senza riproporre stancamente gli stereotipi del genere. Basti pensare allo stesso Shulk, destinato sì da qualcosa più grande di lui ad azioni per lui incomprensibili, ma diverso per carattere a molti suoi analoghi: un po' strano, bizzarro nella sua passione per la meccanica, ma dalla sottile ironia e per niente irritante nelle fasi in cui il fardello del suo compito si fa più gravoso.
Ore ed ore di sceneggiatura senza un riempitivo, una situazione banale: sembra difficile, ma è davvero così, ed in un modo o nell'altro il gioco riesce quindi a catturare chi ne fruisce. Spesso però ciò che aliena i giocatori dagli RPG è il sistema di combattimento, che alla lunga può stancare, risultare monotono; ebbene, anche qui Xenoblade svecchia totalmente talune meccaniche del genere e propone un sistema veloce, intuitivo, foriero di soddisfazione e divertimento. L'attacco base del proprio personaggio (perché solo uno se ne può controllare in battaglia) viene performato in maniera automatica, qualora si sia dato inizio al combattimento ed il nemico sia nel raggio dell'arma; al giocatore è affidato il controllo delle fondamentali tecniche speciali, veramente capaci di ribaltare l'esito delle battaglie. Ogni personaggio ovviamente ha il suo set di mosse, per un massimo di otto utilizzabili (andranno quindi selezionate tra le varie a disposizione) e disponibili in battaglia semplicemente selezionandole da un comodo menu: attacchi devastanti, auree che garantiscono bonus alle statistiche e magie di cura sono lo standard, e non c'è qui particolare innovazione.
[
1
2
]
Genere: Action RPG
Sviluppatore: Monolith Soft
Distributore: Nintendo
Data di Pubblicazione:
WII: 19/08/2011
Sviluppatore: Monolith Soft
Distributore: Nintendo
Data di Pubblicazione:
WII: 19/08/2011
LA PAGELLA
Xenoblade Chronicles
GRAFICA E TECNICA (8.5)
GIOCABILITA' (10)
LONGIVITA' (10)
COLONNA SONORA EFFETTI E DOPPIAGGIO (10)
GIOCABILITA' (10)
LONGIVITA' (10)
COLONNA SONORA EFFETTI E DOPPIAGGIO (10)